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Sorge sulle rovine dell'antica Preneste (lat. Praeneste), città che ospitava un famoso tempio dedicato alla dea Fortuna. I primi reperti archeologici che documentano l'occupazione dei sito risalgono all'inizio dell'VIII sec. a.C. e numerose sono le leggende che narrano la sua fondazione, invece secondo Strabone sarebbe stata fondata da Telegono, figlio di Ulisse e di Circe, oppure da Prainestos, figlio del re Latino e nipote di Ulisse. Virgilio, invece lega la città alla figura di Caeculus, creduto figlio del dio Vulcano.
Preneste mosse guerra contro Roma. Nel 90 a.C. i cittadini di Palestrina ottennero la cittadinanza romana. I nobili romani amavano molto Preneste, infatti vi sorgevano molte loro ville.
È famosa nel mondo per il tempio della Fortuna Primigenia che si sviluppa lungo il fianco del Monte Ginestro, utilizzando il normale andamento del terreno. Il tempio risente architettonicamente dell'influenza greca per gli scambi di cultura e commerciali fiorenti sin dal VIII-VI sec. a.C. La sua posizione strategica, dominante la Valle del Sacco un passaggio obbligato per l'epoca da e per il sud della penisola italica, favorì contatti con popoli come i Fenici e gli Etruschi. Il tempio si estendeva ben oltre l'attuale centro storico del paese, era costituito da una serie di terrazzamenti che il pellegrino doveva percorrere, tramite rampe e scalinate, che evidenziavano la bellezza del panorama man mano che si saliva, sino a raggiungere la cappella con la statua della Dea sul punto più alto del complesso architettonico. Il tempio fu fatto chiudere dall'imperatore Teodosio I e venne riportato alla luce prima e soprattutto dopo la seconda Guerra Mondiale, per l'opera dei devastanti bombardamenti che subì la città. Notevole fu, e resta ancora oggi, l'attività archeologica di riscoperta.
Il santuario oracolare della Fortuna Primigenia costituisce una grandiosa realizzazione architettonica databile verso la fine del II sec. a.C. anche se l'origine del luogo di culto risale ad epoca più antica.
Il tempio si articola in una serie di sei terrazze artificiali disposte sul pendio roccioso. Sulla terrazza degli Emicicli, davanti all'esedra di destra, si conserva un pozzo, identificato con quello in cui, secondo Cicerone, il nobile prenestino Numerio Sufficio avrebbe rinvenuto le Sorti, ovvero delle tavolette di legno da cui si traevano auspici sul futuro.
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